Si è concluso con il concerto per bambini e famiglie il progetto “Musica per diventare Grandi”: tutto esaurito per l’ultimo incontro che ha visto la partecipazione di oltre cinquanta famiglie provenienti da tutta la Valsusa. Il concerto ha rappresentato il momento conclusivo del progetto che è stato un viaggio tra psicologia e neuroscienze volto a comprendere i benefici della musica nello sviluppo affettivo e nell’apprendimento nei primi anni di vita del bambino, sin dalla sua nascita. I primi due incontri, riservati agli adulti, hanno visto la partecipazione della Dott.ssa Chiara Forno, psicologa, psicoterapeuta e mediatrice familiare e della Dott.ssa Silvia Cucchi, musicista e phd in neuroscienze cognitive accompagnate negli interventi da Lorella Perugia, presidente del Centro Goitre e dagli insegnanti dell’Audiation Institute.  Il concerto ha permesso ad adulti e bambini l’immersione in un ambiente sonoro stimolante, composto da canti senza parole, adatti al pubblico dei più piccoli. Un momento molto emozionante anche per gli adulti che hanno avuto la possibilità di vivere con i loro piccoli un momento affettivo significativo guidati dalla musica.

Il progetto a cura del Centro Goitre, realizzato con la collaborazione del Centro per le Famiglie Diffuso Valle di Susa e del Comune di Avigliana e con il patrocinio di Nati per la Musica, è stato un ottimo veicolo per diffondere l’importanza della musica nella vita di un bambino intendendo la musica non come la produzione musicale in senso stretto ma come un’esperienza globale che accompagna l’individuo sin dalla vita intrauterina. Il ciclo di incontri ha messo in evidenza come la musica è quindi lo strumento privilegiato per lo sviluppo di tutte le attività psico-intellettive concorrenti alla formazione globale dell’individuo. La musica favorisce l’attenzione e la concentrazione, la percezione e il senso dell’orientamento, il linguaggio, le capacità imitative, logico-matematiche, la coordinazione motoria fino allo sviluppo della socializzazione e delle competenze relazionali.

Il ruolo della musica nella relazione di attaccamento genitore-bambino

In un clima informale e di condivisione i presenti si sono confrontati nel primo incontro con il ruolo della musica nella relazione di attaccamento genitore-bambino.

La Dott.ssa Chiara Forno ha evidenziato come la musicalità, nel periodo prenatale, neonatale e nei primi anni di vita del bambino riveste un ruolo di fondamentale importanza per il corretto sviluppo dell’affettività e per favorire l’instaurarsi di una relazione di attaccamento sicuro tra genitore e figlio. Nei primi tempi di vita del bambino si parla di musicalità che comprende la voce della mamma e del papà, che cantano in un primo tempo per il bambino e successivamente con il bambino, i rumori del corpo della mamma e dell’ambiente in cui è immerso, ossia tutti i suoni presenti. Ciò che più conta nella relazione adulto bambino in un momento in cui quest’ultimo non è ancora in grado di comprendere il significato della parola è pertanto la musicalità del parlare. Il bambino è un essere musicale e per questo il canale privilegiato per “parlare” con lui sono i suoni. Ecco che la mamma e il bambino sono quindi due musicisti che devono accordarsi, sintonizzarsi, entrare in sintonia affettiva per comunicare e comprendersi, devono trovare la giusta lunghezza d’onda per comunicare. Si è sottolineato come la musica rappresenti un veicolo emozionale e affettivo in grado di calmare, rassicurare oppure attivare l’attenzione del bambino, a seconda dei momenti; o per scandire il ritmo della giornata e del trascorrere del tempo, oppure per creare dei rituali utili al bambino al fine di percepire l’ambiente esterno come prevedibile e rassicurante. Alle luce delle considerazioni fatte è emersa l’importanza del fare musica in famiglia, trovando all’interno della giornata momenti di ascolto e produzione musicale insieme ai propri figli.

Nel primo incontro è stato dedicato spazio anche al ruolo del silenzio, spesso difficile da trovare in una società traboccante di suoni. Il silenzio è funzionale alla musica, esso è infatti un luogo di crescita e di attesa, un luogo di riposo sensoriale e di preparazione all’arrivo degli stimoli sonori. Nel silenzio infatti il bambino interiorizza il fenomeno musicale che ha ascoltato in precedenza e questo gli consente di far emergere anche la sua risposta.

Il ruolo della musica nell’apprendimento del bambino

Nel secondo incontro  la Dott.ssa Silvia Cucchi ha condotto i partecipanti a scoprire come la musica possa favorire l’apprendimento. Negli anni ’80, grazie a metodi di indagine sofisticati utilizzati in sede sperimentale oltre che diagnostica, si è scoperto che la stimolazione sonora precoce, può influire positivamente su due aspetti importantissimi nello sviluppo del cervello e nel suo mantenimento in salute:  multisensorialità e plasticità.

Il termine multisensorialità indica una caratteristica del cervello, che impegna più sensi contemporaneamente nell’elaborazione delle informazioni esterne. ll bambino per imparare a relazionarsi agli oggetti nell’ambiente che lo circonda, così come per imparare a parlare, usa le aree motorie, uditive, visive, e associative in orchestra tra loro. L’apprendimento del linguaggio sfrutta la multisensorialità fin dai primi mesi di vita.

Parliamo della seconda caratteristica del cervello, che la stimolazione sonora può potenziare: la plasticità.

In pratica, più un’area viene utilizzata, più connessioni tra i neuroni si formano: l’esperienza modifica il cervello, che non è statico. L’aumento delle funzioni mentali e le capacità non sono quindi determinate dal numero di neuroni che possediamo,  ma dalla qualità delle sinapsi tra i neuroni. La musica è un potente modulatore di questa plasticità del cervello infantile. Si è affrontato il tema di come il movimento e la musica favoriscano l’apprendimento. Il movimento infatti governa la relazione tra il soggetto e le informazioni provenienti dall’ambiente, lo spazio, gli oggetti, il significato e il fine delle azioni proprie e altrui, guida percezione, memoria e apprendimento. È dimostrato che i bambini , ricordano meglio elementi che si muovono tra loro in maniera sincrona: a 16 mesi i bambini ricordano liste di diversi oggetti se questi interagiscono tra loro. Ad esempio i bambini ricordano al massimo tre bamboline. Ma se le bamboline ballano insieme a due a due, il bambino ne può ricordare un numero maggiore. Questo esperimento indica che i bambini aumentano le proprie capacità di memoria utilizzando il movimento sincrono degli oggetti e delle persone.

L’ambiente sonoro musicale deve essere vissuto dal bambino come esperienza sonoro-motoria affettiva. Il suono è uno dei primi elementi che il bambino usa per iniziare a differenziare le aree cerebrali impegnandole nei diversi compiti, per imparare ad imitare i movimenti della mamma, per organizzare la sua relazione con oggetti e spazio, per apprendere e memorizzare, per creare regole e generalizzazioni, per iniziare ad avere un repertorio lessicale carico di significato e per  comprendere le relazioni sociali.